lunedì 20 febbraio 2012

Ogliastra





OGLIASTRA

D'incanto sventagli il vento feroce
Che sradica piante e cappelli impagliati
Rugosa terra di sughero e lentischi
Amara di miele selvatico e corbezzoli bitorzoluti
Silenzi a volte rotti dall'acre polvere da sparo
Sangue versato per onore leso
Sulle tue pietre antiche arse da un sole feroce
Che sgretolandole
Sabbia
la tua volontà è annullata dalla dolcezza onanistica di questo mio mare
Pastori sapienti dosatori del verbo percorrono capezzoli immortali
Frutto delle bestie fatate
A te canto  Ogliastra
Madre crudele
Sorella generosa
Amante dagli appetiti sconfinati
dei tuoi figli che pur fuggendo
Tornano sempre alla tua corte dolceamara
Che con la sua bellezza lunare incanta e incatena
Pane ,sangue,dolcezza,odio,amore,fedeltà,malia
I tuoi frutti
Mi basta ammirarti nei tuoi giorni di bellezza sconfinata
Per dimenticare il male
 
Pietro Mereu  (maggio 2003)

venerdì 17 febbraio 2012

Meglio Remo San di San Remo


MEGLIO REMO SAN DI SAN REMO

Un anonimo signore italo giapponese vince sulla noia dell’ennesimo Festival all’ariston
San Remo 62
Ruota di Genova o di Roma?
con 74 età di Celentano ambo secco
come le piante che lo circondano e coloro che lo attorniano
Mollica di pane raf-fermo nel passato
Mazza ferrata poco in materia di Musica
Morandi mani di fata-lità volle che la soubrette si assentasse
Belen-Canalis il canale di Belen o il baleno nel canale
Opache fatte sfatte, Ninfee ninfomani di un regno in Mora
Lele in disparte guarda riguarda Niguarda
Malato d’amore Moroso di male
maiale, My Ale ,amorosa Maria alla sua pupilla
Con Emma ...nuele su sky ….il declino principesco
il declino principale di un transfuga esiliato e nazional popolare
nazional impopolare
nazional popolato da un Guru ormai andato
stantio il brusio del pubblico oblio
Chi osa, chi e sa? L’Avvenire è una famiglia cristiana ormai sfaldata
sfacciata sfamata spompata
Meglio un Remo san di un san Remo
meglio un italo giapponese senza pretese
senza attese se non quelle di un parto subito
con un concepimento im-mediato im-mediatico
come viatico per un orgasmo olistico non populistico
Una canzone italiota ormai ignota
Senza pizzi dove (de) Andrè-mo a finire?
Tenco famiglia
il suicidio della corazzata statale
con il trucco surreale da trans-generazionale
anche in tempo di carnevale
Orchestra-ndo un epilogo plateale
da Il sabot-attore Costa(ntino) della Gherard-esca per pesche
più remunerative e sanguinolente
crudeli chiusure annunciate di una Nazione non più popolare
tutto va a Monti
ammazza Olimpiadi e Senatore a vita natural durante il coito interrotto
da un botto di capro-d’anno
svanì la speranza dell’ultimo petalo dell’ultimo fiore dell’ultima ser(r)a di
San Remo 62
Meglio Remo San di anni 62
Molto meglio


Pietro Mereu

Tratto da articolo pubblicato su www.lindro.it del 16-02-2011

giovedì 16 febbraio 2012

Amarcord una ragazza senza documenti di nome Belen Rodriguez





                        Ricordo ancora quel giorno. Era primavera appena iniziata.
Mi dissero dalla redazione di Markette” lei si chiama Belen, Belen Rodriguez ti aspetta”.
Era in via Cadore, io abitavo in via maestri campionesi, sempre a Milano, e quindi era vicino, vicinissimo a casa mia. Belen al tempo abitava nella casa della sua Agente del tempo, una ex modella argentina di nome Paola Benegas proprietaria della Exito Models. La bella argentina al tempo, non aveva più di 20 anni  era il 2006.  Era simpatica, parlava ancora poco italiano, era accompagnata da una sua amica venezuelana Ainette Stephens, anche lei allora sconosciuta. Mi raccontò di non avere ancora permesso di soggiorno. Io al tempo lavoravo presso la produzione di Markette, alle dipendenze della Magnolia per cui sto pagando ancora 5500 euro di multe maggiorate. Ero un runner, una specie di factotum, ma al tempo scrivevo anche le battute per Sylvie Lubamba e inventai un personaggio con Nino Frassica “L'uomo valigia” che presentammo in qualche puntata. Belen era nervosa ma curiosa, le feci una foto con un vecchio telefonino Nokia. Non emanava niente di particolare ,come altre persone che nella vita mi è capitato di conoscere, tipo Dita von Tees alla festa di Vice magazine a Milano. Belen la vedevo ogni tanto vicino casa, il tempo usciva con Borriello. Ma era ancora alla ricerca di gloria, non aveva ancora sfondato. Nel settembre 2006 io lavoravo come autore per “Modeland” una trasmissione in onda su All music (ora Dj Tv) e dovetti andare a fare delle interviste nei backstage delle sfilate. Ritrovai Belen, ancora sconosciuta, in mezzo alle modelle di Miss Bikini. Lo styling era di Giovanna Battaglia, ora super famosa. Belen la riconobbi, ma, due gemelline Texane,  anche loro nel backstage, erano più appetitose. Dopo un giro di interviste, interpellai anche lei che mi disse” Mi chiamo Belen e sono argentina” Io le dissi che ci eravamo conosciuti qualche mese prima e forse avevo ancora un suo numero. Mi raccontò di aver cambiato agente, dalla Benegas a Lele Mora. La vidi cinque minuti dopo sulla passerella e capi che era una animale da palcoscenico. Molte modelle erano forse più alte e belle di lei, ma in costume da bagno lei sprigionava una sensualità che inebetiva. In quel momento ho capito che avrebbe fatto strada.Quello era un giorno magico, perchè lo stesso giorno conobbi le sorelle Ines ed Ena Talakic, al tempo studentesse di musica e universitarie ora registe in carriera a New York. Dopo di ciò fece L'isola dei famosi e divenne il personaggio che è diventato ora. Ieri era senza mutande, e tutti a gridare allo scandalo. Chissà quante insegnanti, commese, verdurai non indossano le mutande. Non mi sembra così scandaloso, è scandaloso che un vecchio rimbambito come Celentano vomiti banalità per 50 minuti. Forse è stato, almeno per noi uomini, e per coloro che lo hanno visto, l'unico momento veramente appassionante di uno Show vecchio, obsoleto e come scrive il mio amico Costantino della Gherardesca” da chiudere”.

mercoledì 15 febbraio 2012

Un Fiore di San Remo Per Esther


UN FIORE DI SAN REMO PER ESTHER

Una persona meno fortunata di noi, nella sua sofferenza può darci una grande lezione di vita.
San Remo una volta all’anno monopolizza i palinsesti nazionali con il celeberrimo (quanto stantio) Festival della canzone italiana. Ogni tanto si parla di questa città , anche per la fiera dei fiori, per il casinò e per qualche infiltrazione mafiosa. 

Ma qualche giorno fa si è parlato di San remo per gli arresti avvenuti in una clinica per anziani, definita clinica lager, in cui il personale maltrattava i vecchi percuotendoliselvaggiamente. Nello specifico quattro operatori sociosanitari più due infermiere, ripresi dalle telecamere nascoste delle forze dell’ordine, sfogavano le loro frustrazioni da esseri abietti, picchiando selvaggiamente queste persone così vulnerabili. Magari, poi, davanti ai familiari, gli stessi aguzzini dimostravano un atteggiamento affettuoso e dolce,non me ne meraviglierei. 

Il caso mi riguarda molto da vicino, perchè una persona a me cara fino a poco tempo fa era ricoverata in una struttura simile. La persona in questione si chiama Esther, ed è la sorella di mia madre, malata dall’eta di 20 anni , in seguito a una meningite tifoidea. I medici curarono il tifo ma non la meningite. 

Un errore di mala sanità avvenuto ormai più di 60 anni fa, che non ebbe nessuna conseguenza per quei maledetti dottori che rovinarono la vita a una ragazza nel fiore degli anni. ZiaEsterina,da noi così affettuosamente chiamata, quasi ottantaduenne, ha vissuto nella mia famiglia per quasi 40 anni, io la ricordo da sempre. Ricordo come nel corso degli anni abbia gradualmente perso il coordinamento verbale e motorio,in particolare quello degli arti inferiori, infatti ora è in sedia a rotelle. Mio padre, per amore di mia madre, ha accettato, che questa zia poco fortunata, facesse parte del nostro nucleo familiare sin dall’inizio della loro convivenza matrimoniale

Arrivato alla pensione mio padre si è dedicato amorevolmente alla cura totale di mia zia, al fianco delle badanti che si alternavano nell’arco della settimana. Era sempre lui che quotidianamente la accompagnava in un centro Aias. In casa ci sono sempre state delle persone che supportavano i miei genitori nella gestione di Zia Esther, ma erano sempre loro in prima persona che si occupavano di nutrirlalavarla e accudirla. Anche noi figli, abituati alla sua presenza ,siamo sempre stati, fin da piccoli, educati ad assisterla in una meravigliosa scuola di tolleranza e rispetto. 

Circa un anno e mezzo fa, mia madre,per un temporaneo problema di salute in seguito ad un piccolo intervento, ha deciso, dopo essersi consultata con noi figli e mio padre, di mettere ZiaEsther in una struttura di assistenza per anziani. Le cose sono sempre andate bene all’interno della struttura, per come possono andar bene le cose in una struttura simile, fino a due mesi fa. Infatti mio padre si accorse, andandola a trovare dopo un periodo in cui non era riuscito a vederla con frequenza, che mia zia era deperita notevolmente calando tantissimo di peso

A quel punto il personale della struttura ha comunicato che non mangiava da ben due settimane. A nostro parere, i responsabili non avrebbero dovuto aspettare che arrivasse a una situazione come quella e quindi avvisarci prima che la situazione precipitasse. Tutto ciò è successo nella prima decade di dicembre, cosicchè i miei genitori, per arginare la situazione, si sono recati quotidianamente a portare pranzo e cena a mia zia che riassaporando la cucina casalinga ha cominciato pian piano a rifiorire. 

Sarà per sensi di colpa o per amore fraterno che mia madre, di comune intesa con tutta la famiglia, ha deciso di riportarla in casa Zia Esther è in casa con noi dal 9 di gennaio. Il personale della casa in cui era ricoverata ci ha consegnato le medicine che stava assumendo. Io che non sono medico ma sono capace a leggere i fogli illustrativi, mi sono subito accorto che si trattava di psicofarmaci pesantissimi. A quel punto ho chiamato un mio amico psichiatra, che ha confermato le mie intuizioni che con molta decisione ha affermato. “ Caro Pietro, in queste strutture alla carenza di personale sopperiscono con un massiccio uso di medicine. Va disintossicata e poi le darò io un’altra terapia

Ecco perchè aveva perso tanto peso e tonicità...infatti una delle controindicazioni di questi farmaci è la difficoltà a deglutire. 

Io non voglio accusare nessuno, perchè anche coloro i quali lavorano in certe strutture ,molte volte sono costretti ad adottare certi comportamenti a causa di direttive errate e carenze di personale. Mia zia, da due giorni fa una flebo al giorno, per purificare il fisico intossicato da medicine. In attesa di una aiuto che presto arriverà,ora in casa la seguiamo in tre, io e i miei genitori. La notte a volte urla o si lamenta, così dobbiamo starle vicino. Quando mangia bisogna imboccarla, a volte inventando pantomime o stratagemmi come con i bambini. Oggi per la prima volta ha ricominciato a prendere il cibo con le sue mani. E per noi è stato come quando un genitore sente il figlio pronunciare, per la prima volta ’Mamma’

Ma quando provi affetto per un familiare, non importa se ti sveglia o senti odori sgradevoli. L’amore va oltre tutto. Io ho voluto raccontare questo aspetto molto intimo della mia vita, per spiegare di quanto a volte ci dimentichiamo, vedendole come un peso, di persone a noi care. Io non sono un santo e nemmeno in me alberga lo spirito di un missionario, però sono una persona buona, non buonista, che ha la sensibilità di capire la sofferenza altrui. Forse solo adesso, dopo tantissimi anni, capisco l’insegnamento che involontariamente mia zia ci ha dato. Quando la prendo in braccio per sollevarla dalla carrozzella, per me è leggera, leggerissima come un petalo di un fiore , magari di quelli di San Remo.

Pietro Mereu
Tratto da www.lindro.it del 20-01-2011