venerdì 26 ottobre 2012

Aiutiamo Costantino!






Costantino Doro, 56 anni, nativo di Sassari, è in cassa integrazione da giugno del 2009.
Dipendente della Tecnicoop, azienda esterna alla Vinyls di Porto Torres, ora vive a Usini, e non percepisce soldi da giugno 2012.
La casa in cui vive è in affitto, che non paga da 3 mesi, la sua casa a Sassari ha dovuto venderla per sopravvivere. Come se non bastasse la sua compagna lo ha lasciato, ha avuto un infarto lo scorso anno e probabilmente a causa di tutti questi problemi è depresso da due anni ed esce pochissimo fuori da casa.
Mi ha chiamato questo pomeriggio dicendomi che non regge più, vive solo, sommerso dai debiti con i creditori che gli telefonano e l'azienda che non sa dirgli quando arriveranno gli arretrati. In questo momento ha solo 20 euro in tasca, la macchina senza un goccio di benzina e una bombola del gas mezzo vuota.
Oggi la sua sussistenza, è possibile solo grazie a un fratello che ogni tanto lo aiuta e a qualche rarissimo amico che gli porta la spesa in casa. Le storie come quella di quest'uomo sono sempre di più nell'inferno della crisi sarda e mondiale. Io, autorizzato da lui, scrivo il suo numero di telefono e vediamo se la rete e la solidarietà potranno fare qualcosa per Costantino.
Credo che fargli una telefonata lo farà sentire meno solo. Se poi qualche giornalista sensibile,che ha la possibilità di dare una risonanza maggiore alla sua storia del mio piccolo Blog ,beh lo facesse. Ci sarebbe un disperato in meno e una vita salvata.

Costantino Doro
3470719112


mercoledì 24 ottobre 2012

Intervista a Pietro Mereu a Rapporto Confidenziale


Pietro Mereu

di Roberto Rippa INTERVISTE
Tuesday, October 23rd, 2012


Pietro Mereu, Lanusei, 1972, ha lavorato come autore e consulente tevisivo a Roma e Milano. Cita come esperienza maggiormente formativa quella fatta con “Markette” di Piero Chiambretti, per cui ha lavorato sia in produzione che come autore di testi.
Oggi, nuovamente in Sardegna, ha fondato l’associazione culturale Cagliostro. Ha appena terminato di girare con Mimmo Lombezzi un’inchiesta sulla crisi in Sardegna e ha in corso altri due progetti.
Disoccupato in affitto, realizzato con Luca Merloni, è la sua prima prova nel documentario.
Roberto Rippa: Innanzitutto, com’è nata l’idea di realizzare Disoccupato in affitto in questa forma?
Pietro Mereu: Ho sempre avuto la fascinazione verso progetti “estremi”. Un giorno a Roma, mi viene l’idea di mettermi a vivere in un negozio di mobili di un mio amico, e “affittarmi” facendomi pagare per vivere là. Poi confrontandomi con il mio amico Luca Merloni, coautore del documentario, abbiamo scoperto David Rowe che a Londra indossò il cartello e trovò lavoro. Nasce così Disoccupato in affitto.
Ho letto che il documentario era nato come progetto televisivo, ambito nel quale sei stato attivo a lungo come autore. Cosa ha impedito che il progetto andasse in porto?
Il Progetto non era maturo per una televisione che rischia poco, come quella italiana. L’unico produttore interessato è stato Giorgio Gori, attuale spin doctor di Matteo Renzi, ma dopo una serie di ritocchi al format lui disse: “In TV non funziona parlare di disoccupazione”.
Il disoccupato in affitto del documentario sono nella realtà milioni di persone, ma a prestare loro il volto sei tu. Mi racconti la tua esperienza personale?
Io vengo da una famiglia che fino al ’98 il lavoro lo dava agli altri: mio padre e i fratelli avevano una società che operava nel settore delle costruzioni e siamo arrivati ad avere 180 dipendenti. Io ho lavorato anche in altri settori, tra cui vendita di pubblicità, agente immobiliare, organizzatore di eventi ma ho sempre cercato di seguire i miei sogni. A Milano dopo aver frequentato la Scuola di Cinema TV e nuovi media ho capito che il mio lavoro era quello della comunicazione. Non so se ci sono riuscito, mi sento un granello di sabbia nello show biz.
Disoccupato in affitto porta in primo piano una situazione disperante non solo per la mancanza di lavoro, ma anche per l’evidenza di un mondo sommerso fatto di precariato, di lavoro nero, di lavoro estremamente sottopagato, una piaga che della disoccupazione e dello sfruttamento della situazione è diretta conseguenza. Qual è la tua opinione a riguardo?
Io credo che da una parte si sia persa un’attitudine al sacrificio, dall’altra non c’è una ridistribuzione di ricchezza, anzi ogni anno che passa il denaro e i beni sono concentrati sempre in meno mani.
Vedendo il documentario c’è un’evidenza nella solidarietà da parte delle persone. Quanto pensi abbia influito la presenza della videocamera sulle reazioni delle persone che hai incontrato?
Credo che la telecamera abbia influenzato, anche se la bravura di Luca è stata quella di tenerla bassa, non invasiva. Nel documentario abbiamo chiaramente tagliato le scene in cui la gente non gradiva né la telecamera né la mia presenza.
Ciò che distingue il vostro lavoro dai reportage televisivi sull’occupazione è soprattutto l’ironia. Pensi che renda più efficace la descrizione della situazione? Che renda più potente il messaggio, intendo.
La verità. Io e Luca eravamo realmente disoccupati, ma la nostra esperienza ci ha permesso di dare un tocco professionale, anche se la forza di Disoccupato in affitto è di essere stato fatto con pochissimo denaro. Una cosa del genere rimarrà unica, almeno per noi. Credo senza falsa presunzione cheDisoccupato in affitto potrebbe rimanere nella storia del cinema perché, come mi hanno detto alcuni, è oltre il cinema ”è l’Italia come nessuno vuole che si veda”.
Qual è stato il riscontro mediatico alla sua diffusione?
La rete è stata fondamentale, la mia passione per i social network e i contatti con alcuni giornalisti hanno fatto il resto. Infatti, l’11 maggio 2012 Distribuzione Indipendente ha diffuso Disoccupato in affitto in 24 cineclub in tutta Italia, oltre che su Own Air dove si può scaricare.
Quando avete girato e quanto a lungo è durata la realizzazione?
Abbiamo girato nell’arco di 40 giorni, con alcuni giorni di pausa. Dopo un primo montaggio, ne è stato fatto un secondo a marzo 2011.
Hai realizzato il lavoro con Luca Merloni, un giornalista. Quali sono stati i rispettivi apporti al progetto?
Luca Merloni è anche un regista, con esperienza soprattutto televisiva anche se ha girato qualche documentario e cortometraggio. L’idea è stata condivisa e creata da entrambi, noi siamo ideatori e produttori, Luca seguiva i miei deliri con la telecamera. Ero io che a fiuto fermavo le persone ed interagivo, lui seguiva. Mi ha dato un consiglio utile, rimanere abbastanza neutro, io di solito sono più estroverso e caciarone, si intravede in qualche fotogramma.

Chi ha aiutato te e Luca Merloni nella produzione?
I nostri genitori sono i nostri produttori, in seguito con la mia associazione culturale Cagliostro ho trovato dei fondi per il montaggio.
Nel 2009, il citato laureato inglese di nome David Rowe ha girato per Londra con un cartello attraverso il quale chiedeva di poter ottenere un mese di prova, per poi essere assunto o licenziato. Pensi che la risposta della politica al problema dell’occupazione sia diverso rispetto al resto dell’Europa?
L’Italia è un paese dove contano più le conoscenze del merito.
Avete trovato diversa accoglienza nelle nove città dove avete girato?
Il Sud è notoriamente più caldo, ma Milano ci ha accolti spaventata da una situazione che non avrebbe mai creduto di vedere: un disoccupato con un cartello.
Alla fine del documentario, il cartello che porti su di te cambia lingua, lasciando presagire il trasferimento all’estero. Il documentario è anche sottotitolato in inglese. Ha avuto una diffusione all’estero?
Abbiamo avuto qualche articolo all’estero ma per ora non è stato distribuito. Se ci fosse qualcuno che volesse distribuirlo noi ne saremmo ben felici.
Il documentario ha ormai un anno di vita e purtroppo non è affatto invecchiato. Pensate di seguire l’evoluzione della situazione attraverso altri progetti o considerate Disoccupato in affittosufficientemente esauriente?
Il documentario è stato girato nel 2010 quindi ha più di due anni, poi è vero che è uscito la prima volta nel 2011. Ci piacerebbe girare la versione mondiale. Chissà se ci riusciremo.
Quante ore di girato avete e come avete lavorato in fase di montaggio?
Il girato era di 40 ore circa, abbiamo scremato i personaggi più interessanti. In una fase successiva abbiamo aggiunto più paesaggi, per dare un’idea di un viaggio in Italia un po’ particolare.
Come è avvenuta la scelta delle musiche di The Niro, alias Davide Combusti?
Davide veniva spesso a casa mia a Roma, perché era amico di un mio coinquilino. Appena gli ho chiesto se ci dava la musica ha accettato.
So che stai lavorando ad alcuni progetti legati alla Sardegna, tua terra di origine e ora di nuovo anche tua residenza. Ci puoi raccontare qualcosa in merito?
Io ho appena girato con Mimmo Lombezzi un reportage sulla crisi in Sardegna dal titolo La Grecia è qui. Lettera dalla Sardegna che andrà in onda su Rete4 per Storie di confine nel mese di dicembre. Ho altri due progetti di documentario, uno che ha un titolo Culurgiones mon amour e parla del culurgione, il tipico raviolo dell’Ogliastra, la zona da cui io provengo. L’altro è un documentario a sfondo sociale che girerò con una Onlus sarda. Inoltre ho due progetti televisivi imminenti, a novembre girerò con Studio Ray, una casa di produzione con cui collaboro, nella veste di conduttore una puntata pilota che parlerà di arte e sociale.
Disoccupato in affitto ti ha portato fortuna?
Si credo che nel periodo peggiore della mia vita, lavorativamente parlando, ho fatto la cosa più bella ed efficace. Tutti mi chiamano Disoccupato in affitto, non è il massimo ma credo che sia un marchio, ahimè, difficile da cancellare.
22 ottobre 2012

Intervista a Rapporto Confidenziale

Pietro Mereu

giovedì 20 settembre 2012

Maiali e maialetti.


La festa del Consigliere De Romanis, per la sua elezione alla regione Lazio, vestito da Ulisse è su tutti i giornali, le foto ci mostrano semidei, proci e centurioni in salsa Trash.
La Sardegna, terra di operai stiliti che si arrampicano in torri di ogni genere e tipo, cosa pensano di queste di feste?
Ho raggiunto telefonicamente alcuni di questi lavoratori in lotta, di persona mi è difficile, in quanto l'Ogliastra, la zona della Sardegna in cui vivo io, è un'isola nell'isola. Ma questa è un'altra storia.

Antonello Pirotto cassintegrato Eurallumina, balzato agli onori della cronaca per aver mandato al diavolo l'allora ministro leghista Castelli, è in partenza per Baia Domizia dove riceverà un premio per l'impegno sociale dimostrato come rappresentate di tutti i lavoratori sardi. “Antonello, cosa ne pensi di queste feste romane con proci ,ninfee e centurioni?” mi risponde:”Non abbiamo neanche tempo per commentare le gesta di questi pervertiti, funti solu una banda de pervertiusu (sono solamente una massa di Pervertiti). Qua non solo non possiamo permetterci dei costumi per fare una festa, ma dobbiamo tenerci buoni i vestiti che abbiamo. Con il tanto che queste persone spendono per una sera di festeggiamenti, qua camperebbero bene 2 nuclei familiari composti da 3 persone ciascuno, anzi, sarebbero molto fortunati vista la miseria che c'è!”.

Romano Chessa, cassintegrato della Tecnicoop, società che gravita nell'orbita della Vinyls di Porto Torres dice: “ Sono intoccabili, non mi meraviglio più di niente, la casta è sempre più casta, sono soldi delle nostre tasse che anche noi cassintegrati paghiamo. Una signora che ruba dei pannolini va in carcere, Lusi che ruba milioni si ritira in un monastero. In Italia la legge non è uguale per tutti”.
Tore Corriga portavoce degli operai Rockwool, anch'egli cassintegrato da 3 anni. Alla stessa domanda fatta agli altri due risponde:”Nosu errieusu ma cesti de si ponni a prangi (noi ridiamo ma ci sarebbe da mettersi a piangere). É lo specchio della nuova società italiana. Alle prossime elezioni la gente voterà sempre le stesse persone, anche nel Sulcis si ripresenteranno le stesse facce che venti anni fa hanno fatto chiudere le miniere. Tutte le vecchie strutture minerarie del nostro territorio sono state vendute come ferrovecchio, quindi non si potrebbero neanche riconvertire in musei, come è stato fatto invece nel bacino della Ruhr in Germania, creando così nuovi posti di lavoro per le migliaia di cassintegrati e disoccupati”. Poi incalzo,“Tore, cosa pensi di quelli che alla festa erano vestiti da maiali?” “ Noi in Sardegna i maiali li ammazziamo quando hanno raggiunto i 5 kg di peso per arrostirli, se crescono poi non sono più così buoni!”. Come dargli Torto.

venerdì 8 giugno 2012

CEA




CEA

Tra rocce di un porfido Sangue

Rocce che stagliano un cielo di idrogeno compresso

Come le carni di questi indigeni anneriti dal sole

E da questa nevosa sabbia

Agosto innamorato ti corteggia Cea

E con la sua volgarità e prepotenza

Ti soffoca

Di Glutei e tette splendidi di olio

Ma tu non cedi

Aspettando il dolce settembre

Che col le sue brezze gentili

Ti avvincerà

Amandoti


Pietro Mereu (2005)



venerdì 6 aprile 2012

EGONIA


EGONIA

Dio ed Io, l’egocentrismo e l’idolatria sono i nuovi culti del mondo contemporaneo
Se vi chiedete se quello nelle foto sia Io, vi rispondo si sono Io.
Quante volte in un giorno pronunciamo ’Io’? Io mi chiamo, io vorrei, io sono, Io Io Io. Come un raglio d’asino umanizzato che farcisce la maggior parte dei nostri discorsi. Egocentrismo diffuso, siamo sempre più Io e sempre meno noi. Sintomatico è il caso di movimenti in cui la leadership diffusa, almeno in Italia stenta a decollare. Il bambino comincia a costruire la sua personalità attraverso L’Io e il Mio, l’egocentrismo è la sua misura per conoscere il mondo.Al giorno d’oggi il marketing e la pubblicità si imperniano su rapporti sempre più personalizzati con i clienti affinchè tutti si sentano unici e irreplicabili.
Tutti dovrebbero sentirsi ugualmente unici anche al di fuori dello stato da consumatore o da utente di svariati prodotti. La fortuna dei marchi di lusso è fatta non dalla nicchia di clienti ricchissimi, ma da una minoranza che a costo di sacrifici compra oggetti per sentirsi unico. Più cerchiamo di sentirci unici e più siamo omologabili alla massa, perchè per le aziende che ci vendono i prodotti è un imperativo farci sentire così singolari. Oggi tutti possono aprire unBlog o un sito per diffondere il proprio pensiero in rete, oggi è molto più semplice far apparire e trasparire le proprie idee e una sorta di Io, anche di consistenza molto superficiale, di qualche anno fa. 
Anche se rispetto al passato, essendo aumentata l’offerta di ”Io strabordanti” è aumentata lavolatilità del peso delle personalità offerte dal mercato. Ricordiamo la massima di AndyWarhol ”Ognuno in futuro sarà famoso per quindici minuti”. Io, come molti che stanno leggendo questo articolo, sono un egocentrico, lo sono sempre stato sin da piccolo. Un egocentrico con una personalità istrionica, che ha fatto sempre di tutto per mettersi in mostra anche al limite dell’indecenza - anche in questo momento in questa ’mia’ rubrica scrivo parlando di me e del mio stesso egocentrismo. 
Una ragazza un giorno mi fece notare che scrivevo troppo dalla mia prospettiva, e Io poi gli ho detto che un opinionista è questo: una persona che scrive un pezzo attraverso se stesso e la sua esperienza. Quindi in questo caso il mio egocentrismo è legittimato. Un giorno seguendo l’intervista di un prete esorcista, mi colpì una sua frase” Satana ha vinto, perchè Satana è l’egocentrismo e L’egocentrismo è il male che ormai affligge la nostra società”. Concordo in pieno con il Padre, anche se non credo a Satana se non come a un tentativo di personificare la metafisicità del male. 
In effetti se vogliamo analizzare la summa dei rituali e dei dogmi cristiani sono imperniati di forte egocentricità, per alcuni bigotti rischierò di sembrare eretico, ma le eresie sono sempre state, storicamente, metodologie per estirpare forme di conoscenze obsolete e stagnanti. La figura di Gesù Cristo, è quella di un uomo, che diventa un parametro quasi irraggiungibile di perfezione ed esempio di rettidutine e virtù. Gesù, nel modello di perfezione umana, sfociando di conseguenza nel divino, era per Friederich Nietzche il prototipo del superuomo (superamento dell’uomo).
La Chiesa, come istituzione, è imperniata sulla figura di questo Dio/uomo superiore, che diventa Logo, ad ogni latitudine, vessillo della cristianità , credo che molti di voi ne abbiano una al collo. Nel saggio ’L’Umiltà del Male’ di Franco Cassano scopriamo di come il male, di cui uno degli aspetti è anche l’egocentrismo, sia più facilmente realizzabile del bene, anche se (anche il bene per alcuni diventa una occasione di esaltazione del sé e quindi un egocentrismo camuffato).
Se poi andiamo ad analizzare la tradizione dei Santi e non solo di tradizione cattolica, si sfocia nella vera e propria Idolatria. Il culto di Padre Pio in Italia è un esempio concreto, un santo guaritore la cui maggioranza dei fedeli adorano come un novello vitello d’oro. Padre Pio diventa così un feticcio da commerciare al pari di un marchio da bancarella, e molti si professano fedeli al frate di San Giovanni Rotondo come se fosse un surrogato di un Dio forse troppo poco immaginabile. 
Allo stesso modo negli Stati Uniti, Graceland, la casa di Elvis Presley, è meta di un pellegrinaggio assimilabile a quello del poco fa citato Santo nostrano. Per alcuni però credere in un Dio, è uno stratagemma per scacciare la paura della morte, e io credo che coloro i quali hanno la fede abbiano un dono. Io vorrei credere ma è da più di un decennio che non credo più. Nel tumulto di questa società commerciale si ha sempre più necessità di avere un qualcosa di tangibile da adorare. E focalizzando sull’argomento di questa settimana, i più adorano se stessi. 
Le pagine dei Social network, sopratutto Facebook, sono piene di immagini bellissime, elaborate con photoshop, e frasi ad effetto e citazioni letterarie, in cui ciascuno cerca di esaltare la propria immagine ed il proprio Io agli occhi in una sorta di autobranding, il metodo inventato negli U.S.A che insegna a trattare e promuovere noi stessi come marchi .Alcuni smettono di vivere, delegando al proprio profilo virtuale una vita fatta di citazioni e lunghe comunicazioni con sconosciuti che probabilmente non incontreranno mai. Ma molte volte le persone invecchiano e la foto del profilo rimane giovane in un meccanismo rovesciato rispetto a quello del ritratto di Dorian Gray.
Cosa fare allora per questo egoismo ed individualismo dilagante? Io (ecco che l’ego torna) ci penso e le uniche risposte efficaci le trovo meditando . Durante le mie lunghe camminate, ad un certo punto (sarà per la maggiore consapevolezza, sarà per le endorfine sprigionate) io non esisto più o forse è meglio dire, Io non esiste più e non essendo la pesantezza dei pensieri del passato e del futuro muore per qualche ,interminabile, minuto. In quei pochi momenti l’ego cessa di esistere in una lunga estraniante Egonia ed è la che la vita assume un significato reale.

mercoledì 21 marzo 2012

Lettera dall'Ogliastra. La Grecia è qui





La Grecia è qui. Lettera dall'Ogliastra

“Anoa seus peus de sa Grecia!”( Qua stiamo peggio della Grecia) mi dice al telefono Salvatore "Tore" Corriga, portavoce degli ex-operai della Rockwool di Iglesias, che ha delocalizzato in Croazia, (pannelli isolanti in lana di 
roccia) lasciando a casa160 persone.
 La Sardegna non è nuova a questo genere di tradimenti, ovvero titolari di aziende nazionali e internazionali che vengono come dei salvatori , promettono a popolazione e amministrazioni mari e monti, e dopo avere preso i contributi vanno via.
Fatti simili sono accaduti prima agli stabilimenti di Ottana in Barbagia, poi alla cartiera di Arbatax e ultimamente alla Vylnis di Porto Torres di cui tutti i media hanno parlato grazie alla campagna de “L’Isola dei Cassintegrati”.
Il Sulcis è il territorio più colpito dalla crisi nell'isola. Oltre alle miniere e alle aziende stanno chiudendo tutte le attività del terziario. Se in Grecia chiude un'attività commerciale su tre, qua le medie non si discostano di tanto.
I sardi sono persone con un senso dell'onore e del dovere molto alto, ma in questa situazione di emergenza potrebbero esserci problemi ordine pubblico.
Le avvisaglie ci sono già state , sopratutto nelle manifestazioni contro Equitalia, in cui sono scoppiati disordini tra manifestanti e forze dell’ordine.
Tutti i pastori che erano diventati operai sono tornati ad allevare il bestiame, ma il prezzo del latte è talmente “scannato” che di pastorizia non si vive più.
Al mio paese, Lanusei, sono stati chiusi tre supermercati per l’apertura di un discount che ha dei prezzi bassissimi. E’ stato letteralmente preso d'assalto dagli abitanti dell'intera provincia. 

Anche i giornali chiudono, come “Sardegna 24”, quotidiano con pochi mesi di vita, che ha cessato l’attività il 30 gennaio di quest’anno, lasciando a casa 25 tra giornalisti e tecnici senza stipendio e contributi versati.
In Ogliastra - la zona dove io sono nato – è una terra di ineguagliabile bellezza ma anche il turismo, che fino a qualche anno fa era un’ ancora di salvezza, è in profonda difficoltà. Gli imprenditori turistici locali non hanno prenotazioni per le vacanze di Pasqua.
Le navi che fano capo al porto di Arbatax, viaggiano con meno frequenza, rispetto al 2011, perché i prezzi sono raddoppiati mettendo non solo questa zona, ma l'intera Sardegna, in una condizione di svantaggio e scarsa competitività sul mercato delle vacanze.
Dallo scorso anno esiste anche una compagnia di navigazione regionale, ma il numero delle corse è insufficiente per soddisfare le esigenze dei turisti e dei sardi. 

La popolazione dell'Ogliastra puntava su due grossi investimenti, il Polo Nautico e quello della Pasta Fresca, ma nessuno dei due è ancora decollato.
 Sul versante della nautica ,Azimut e Abbate erano due importanti cantieri navali che sembravano interessati a fare degli investimenti sul territorio. Entrambi hanno aperto un capannone ma poi non hanno avuto i contributi sperati e allora hanno abbandonato la zona per altri lidi.

Il Polo della Pasta fresca dovrebbe nascere per produrre e promuovere i culurgiones, una tipica pasta ripiena ogliastrina, ma tutto tace. Un assessore della provincia Ogliastra, mi ha detto l'altro giorno : ”Ci hanno tagliato altri 800 mila euro, non riusciamo a fare il bilancio né a trasportare i disabili e a rifornire gli scuolabus”. 
Ogni persona che incontri ti racconta la sua disavventura. Crescono i poveri e sono sempre meno le attività nel territorio.
Quando la sera si esce, le strade sono semideserte, ma non solo perchè molti preferiscono le piazze virtuali come face book o altri social network, ma perché i soldi da spendere per il divertimento sono sempre meno .
Un amico che gestisce dei locali notturni mi dice che i ragazzi del luogo non fanno più due o tre consumazioni come qualche anno fa, ma al massimo una e poi bevono fuori dal locale , portandosi in auto alcolici comprati a prezzo molto inferiore, nei negozi.
Nei paesi della montagna come Urzulei, Talana, Gairo, Ulassai le uniche fonti di reddito sono i cantieri forestali, la pastorizia e le pensioni degli anziani sopravvissute alla riforma.
Una delle fortune di questo territorio è quello di essere una zona ricca di sole e terreni coltivabili, per cui molti riscoprono, per necessità, la passione per l'orto e per l'allevamento di galline o conigli. Si riscoprono le reti parentali: il pastore offre un agnello in cambio delle patate, il pescatore prende la legna e offre dei pesci.
Si torna al baratto ma l'Ogliastra, come altre zone della Sardegna, stanno diventando una polveriera.
Meno di due settimane c'è stata fa l'ennesima rapina al “Banco di Sardegna” di Arbatax. Uno dei nove ostaggi ha chiesto ai tre banditi (freddi come i gangster di Tarantino). “Ma perché fate queste rapine?” e il bandito: ”C'è crisi”. Quella delle rapine “per la crisi” ora è una piaga che affligge le parti più isolate della nostra terra.
Una delle vie che potrebbe togliere l'Ogliastra dal suo isolamento é l'aeroporto che funziona solo nella stagione estiva, ma fino ad ora non si sa quando i servizio sarà in funzione. Lo scorso anno aprì ad agosto, con enorme danno per tutte le attività turistiche.
I miei amici “del continente”, mi invidiano perchè abito qui, perchè conoscono la Sardegna delle vacanze fatta di mare, di locali e belle mangiate, ma la Sardegna è anche un patrimonio culturale unico e poco sfruttato, e con una lingua diversissima dall'Italiano, potrebbe essere la Grecia d’Italia.
Lo sta diventando invece nel senso peggiore, quello che vediamo nei tg che parlano di Atene, dei negozi chiusi e della gente in piazza, disperata.
Non lasciateci soli.
Pietro Mereu

lunedì 19 marzo 2012

A Mio Padre







MIO PADRE

Monumento inflessibile e magnifico

Quanto mi raccontano le tue pause infinite

io che di parole son prodigo

Non riesco a dirti che per me sei importante

forse mai te lo dirò

Siamo uomini di terra e acciaio forgiati dal sole di questa nostra muta isola

Amici virili e imbattibili

Ricordo le sere al cinema della mia fanciullezza

E anche le tue assenze

Ricordo la cinghia che feriva più la mia anima

Ma so che il tuo cuore piangeva dopo

Le mie scarpe nuove andavano a discapito del tuo giaccone liso

Ma tu eri felice della mia effimera istantanea felicità

Così deve essere un padre

Tu non mi hai insegnato ad amare i classici greci o l’arte

Ma piuttosto storielle da bar e stupende inutili cazzate

La tua lezione è molto più preziosa

La determinazione delle tue idee

Il tuo spirito di sacrificio

E la tua grande lealtà e voglia di mettere pace

In una famiglia di iene minata dall’avidità tu sei stato un domatore con la frusta di piuma

Caro mio Padre vedo le tue carni invecchiare e i tuoi capelli imbiancarsi

Gli occhi si fanno sempre più piccoli tra cascanti bargigli

Ma la loro luminosità mi irradia quando esplodono in una risata

Che risuona in questo tuo regno di silenzio

Pietro Mereu (1999)

lunedì 5 marzo 2012

Libri miei


LIBRI MIEI

Da leggere, sfogliare, segnare: una passione che può cambiarti la vita
Nel film di Ermanno Olmi ’Centochiodi’ del 2007,si parla di un uomo (interpretato da RazDegan) che come un novello Cristo si ribella al feticismo riguardo l’oggetto libro e al predominio della cultura sull’umanità e i valori più semplici , per trovare una nuova dimensione spirituale e di contatto con la natura, ormai perduta. In una scena del film infatti il protagonista viene accusato di aver inchiodato cento libri con altrettanti chiodi, e isolandosi dal mondo a un certo punto dice di essersi per troppi anni affidato sula cultura contenuta nei libri e di aver poco considerato il resto dell’umanità.
Il film è interessante per questo aspetto ’integralista’e radicale ma ahimè anche io, come molti altri, mi rendo conto di avere una passione sconfinata proprio per i libri, a mio parere sono dotati di un’anima vera e propria.
Mi piace possederli, accumularli, metterci in mezzo segnalibri, sfogliarli ,usarli, vedere le pagine ingiallirsi, sottolineare le frasi per me importanti: raramente li presto, preferiscoregalarli mentre la mia copia rimane in casa. Nel mio comodino ho mediamente una decina di libri, romanzi o saggi, alcuni li finisco altri no, molti li riprendo, alcuni li inizio a leggere a metà: adoro questo anarchismo nella lettura.
Molti libri hanno cambiato la mia vita, a volte sanno essere compagni più gradevoli di certe persone, non si offendono certo quando vengono accantonati per un po’ e poi ripresi. Il mio luogo preferito per leggere è la mia camera da letto, la notte, anche se non nego che a volte rimango anche un’ora in bagno seduto, piacevolmente rapito dalla lettura.
Poi adoro le librerie, quelle grandi e quelle piccole, quelle di città e quelle di paese, le grandi catene e i negozi indipendenti, le biblioteche, le edicole (ormai diventate anch’esse piccole librerie), gli scaffali nelle case e i banchetti che ’spacciano libri’ ormai ovunque. Una volta sono riuscito a rimanere sei ore di fila in una libreria e leggermi ‘gratis’ 2 libri in poche ore.
Trovo che ci sia qualcosa di magico nelle librerie, e nell’essere circondati dai libri, sono i pensieri di centinaia di persone di ogni parte ed epoca del mondo che, riversati su carta, ti creano intorno un’atmosfera di speranza e consolazione in questo mondo che soccombe a se stesso. Una parte degli uomini toglie all’umanità, l’altra rielabora un pensiero e un sentire collettivo per poter riequilibrare il pensiero catartico con delle parole immortalate in una pagina.
Troppi i titoli che quotidianamente, nel mondo, ingrossano il mare magnum del patrimonio letterario mondiale, e tra questi pochi titoli riescono a emergere. Chi non ha una grossa casa editrice alle spalle, difficilmente potrà far conoscere la propria opera, ma queste sono le dinamiche della distribuzione che, dal pollo al libro, hanno ormai leggi precise. Da poco ho letto che anche Stephen King ha girato in Harley Davidson gli States, per promuovere il suo nuovo romanzo in librerie di piccole dimensioni. Da noi Isabella Santacroce, ha offerto la sua compagnia per una cena, a chi si sarebbe aggiudicato l’asta online dell’unica copia del suo diario.
Ma molti scrivono e pochi sono scrittori, e quando leggi un libro ti accorgi subito della caratura dell’autore: ecco perché trovo Fabio Volo di una banalità sconcertante. Ma probabilmente coloro che lo leggono troveranno qualcosa di interessante anche in lui, è forse quella la magia...

La mia (pen)ultima scoperta è stata Roberto Bolano, genio cileno, prematuramente scomparso, che con il suo ‘2666’ mi ha letteralmente fatto capire che differenza passa tra un normale scrittore e un vero genio. L’ultimissima però è avvenuta in una edicola di Santa Maria Navarrese dove ora vivo, un piccolo libretto rosso con un titolo molto curioso ‘il Re s’ inchina e uccide’ di Herta Muller, premio nobel per la letteratura 2009: il suo stile è estremamente affascinante, ha un modo originalissimo di elaborare il suo pensiero e il testo porta a riflessioni soprendenti, lo consiglierei caldamente alle persone in preda a crisi esistenziali.
A me in questo periodo particolarmente delicato per il mondo e per me stesso, è servito molto.
Ho tanti amici che hanno una grande passione peri libri, ma il più appassionato è certamenteDamir, intellettuale croato che vive a Milano. Damir ha la casa letteralmente invasa dai libri, e la sua ossessione per questo oggetto rasenta il patologico, a lui invidio un testo di antropologia culturale sulla caccia al cinghiale in sardegna che non si trova più.
Oggigiorno ci sono persone che si comprano i supporti elettronici per leggere i libri, come un mio amico che ha messo 50libri nel suo I- book e non ne ha letto neanche uno. ’Celodurismodigitale’, a mio parere
Personalmente non comprerei mai un I- book, o qualunque altro supporto elettronico per leggere , per me il libro è di carta, punto e basta.
Siamo anche questo, un popolo di collezionisti, e a volte questa pulsione ad accumulare fa si che siano gli oggetti a possedere noi - ma in questo caso ci troviamo in una sfera patologica. In un sistema in cui il successo si misura in base al numero di cose possedute, gli eroi contemporanei occidentali sono i multiliardari che possiedono aerei, barche, macchine d’epoca e residenze da mille e una notte.
La curiosità , la cupidigia, l’avidità e l’invidia , sono il motore che spinge la maggioranza delle persone a interessarsi a queste liste di beni accumulati dai nababbi: a questo proposito tra l’altro c’è un libro ‘Toys for boys’ catalogo illustrato di giocattoli super esclusivi (barche, moto, automobili, case) per tasche molto capienti.
Io continuo a collezionare libri, non antichi, come invece fanno Marcello dell’Utri e Oliviero Diliberto agli antipodi in politica ma uniti nella passione per il volume raro e molto costoso. In casa ho un vecchissimo libro appartenuto a mio nonno ‘Formicola e Perticone’ romanzo didattico-eroico dell’Italia fascista, che magari non ha un valore economico rilevante, me ha un valore affettivo enorme. Per finire consiglio a tutti di imparare un libro a memoria, prima che qualche folle dittatore ci obblighi a bruciarli, come in ‘Fahrenheit 451’ di Bradbury. I libri sono cibo per la mente , e anche una fonte di soluzioni a tante cose, e in alcuni casi possono salvarci la vita: io ho deciso di mandare a memoria ‘100 anni di solitudine’. E voi?
Pietro Mereu
tratto da www.lindro.it del 10 novembre 2011